sabato 28 aprile 2012

Se il trasformismo vince sulla politica...

Ciò che manca il Italia e non solo, è la politica. E' sotto gli occhi di tutti la mancanza di quella "nobile" "arte del possibile" che risolve i problemi contemperando gli interessi legittimi ma divergenti delle persone, dei gruppi sociali. Ma la politica non c'è anche per un'altra ragione; la democrazia impone un rapporto ed un collegamento tra le decisioni, il consenso e le scelte fatte dagli elettori quando si vota. A livello internazionale non comandano più i governi legittimamente eletti, ma organismi che non hanno alcun rapporto con il voto dei cittadini e quindi non rispondono ad essi.. in buona sostanza possono fare qualunque cosa, tanto non sono assoggettati al giudizio di nessuno. E' il caso del FMI (Fondo mondiale per gli investimenti), è il caso della BCE (Banca centrale Europea), dell'OCSE, della NATO e tantissimi altri organismi che decidono sulla nostra vita senza risponderne a nessuno. A questo bisogna aggiungere la crisi dei partiti che se non ritrovano il senso della loro funzione, ben scritta nelle nostra Costituzione, che, però, ha bisogno di regole più stringenti per definire il loro funzionamento democratico, a partire dal tesseramento, e dal controllo sui loro bilanci, rischiano davvero di scomparire. E sarebbe un male per la democrazia se non fossero sostituiti da altre forme democratiche della rappresentanza. Conseguente a tutto questo e, come in un circolo vizioso, determinante perchè tutto questo continui a succedere, è un male antico della politica: il trasformismo. Quando non ci sono ideologie, quando non ci sono regole, chi vince è la consorteria, è l'interesse privato, è l'irresponsabilità di fronte al mandato ricevuto dagli elettori.. insomma il trasformismo detta legge. Lo abbiamo visto a livello nazionale con i vari Scilipoti di turno, gente che per meno di "trenta denari" (in realtà sono stati molti di più), è passato dall'opposizione in maggioranza addirittura fondando improbabili partiti dei "responsabili" che cercavano di dare dignità politica a veri e propri processi trasformistici per preservare la proprio poltrona e/o ipotecando quella futura atteso che la legge elettorale "porcata" consente ancora oggi di nominare i futuri deputati e senatori della Repubblica. L'esempio nazionale inevitabilmente si ripercuote anche a livello locale, anzi, forse, queste malsane e distruttive pratiche sono nate prima sul piano locale. A Caivano è un continuo passaggio da uno schieramento ad un altro. Ormai è uno stillicidio. Chi è stato eletto per fare l'opposizione è al governo della città e chi aveva vinto le elezioni sta all'opposizione. I cittadini ormai non sanno chi attualmente sta governando il nostro paese. Io capisco e voglio capire, anche se non l'ho condiviso e non lo condivido, anche il senso di responsabilità che ha avuto il PD (partito democratico) nell'assumere la responsabilità di entrare in maggioranza per raddrizzare la barca dell'amministrazione di Tonino Falco che faceva acqua da tutte le parti. E riconosco al PD e a qualche singolo consiglieri di altri partiti l'impegno a modificare un'azione che si era sostanziata sul "nulla aggiunto al niente". Ma si può continuare a sostenere questa pratica trasformistica di chi ormai sul piano personale ricatta, con i suoi passaggi di casacca, un paese intero? Il problema non è neanche la mancanza di risultati significativi per i cittadini caivanesi oggi, che è grave... ma ancora più grave è la mancanza di prospettiva futura. Se ci arrendiamo al trasformismo imperante faremo perdere qualunque speranza di riscatto per Caivano. E come diceva un mio caro amico, toglieteci tutto ma non la speranza di tempi migliori. Per fortuna sta nascendo un movimento di giovani con varie associazioni che ricominciano ad esprimere tensione morale e impegno civile. Si sposi questa voglia di "nuova politica" e si butti a mare questa amministrazione fondata sul ricatto becero di persone che pensano solo a se stessi e ai propri interessi. Lo dico al PD e allo stesso Sindaco... per favore, tirate la spina.

mercoledì 4 aprile 2012

Il Sindaco chiarisca o se ne vada

La conferenza stampa di Manganiello (al di là del personaggio che resta, a mio avviso, poco credibile che parla solo quando non può più prendere parte ai giochi – avrebbe potuto fare una lettera a tutte le forze politiche di Caivano in rappresentanza dei cittadini caivanesi in quanto il suo socio unico non era il Sindaco in quanto tale, ma in quanto rappresentante di tutti i cittadini caivanesi) pone però una serie di questioni che il Sindaco, l’Amministrazione e i partiti che lo sostengono devono chiarire. Manganiello dice che tutti i guai (suoi e della società) nascono dalla messa in mobilità di sei impiegati “super tutelati” politicamente… la domanda è la seguente… per sei persone che potevano essere anche salvate altrimenti si butta a mare una società i cui proprietari sono i cittadini (tutti) di Caivano? Manganiello aggiunge che con il Sindaco e il segretario dei Popolari erano stati dal presidente della Provincia di Napoli, Cesaro, per chiedere l’impianto di compostaggio e che sapevano dei rifiuti nei capannoni dell’Igica… perché allora quella sceneggiata fuori ai cancelli, nei consigli comunali ecc..? Manganiello dice che la procedura di aggiudicazione della gara è stata fermata diciannove mesi per poi essere annullata, dando vita ad una nuova procedura “negoziata” con due inviti sbagliati, che non è andata in porto e affidata con ordinanza … perché è stata bloccata l’aggiudicazione? Forse perché non si davano risposte precise sui sei impiegati? Manganiello dice infine che con un’azione mirata, difficile ma non impossibile, si poteva salvare l’Igica e che non solo non c’è stata la volontà politica (le assemblee in cui il Sindaco come socio non ha voluto discutere dell’ordine del giorno che hanno sostanzialmente costretto il curatore fallimentare a portare i libri in tribunale per il fallimento) ma oggi si annulla la possibilità di sopravvivenza anche della società “Ambiente ed Energia” sempre del Comune di Caivano… è vero che si è voluto deliberatamente far morire la nostra (di tutti i cittadini caivanesi) società e probabilmente svendere il capannone? Queste domande aspettano risposte precise, non solo dal Sindaco, ma anche dalle forze politiche che appoggiano l’Ammnistrazione, in particolare il PD che è stato tra i fondatori dell’ex Igica.