giovedì 4 marzo 2010

Elezioni a Caivano: Le risposte di Enzo Falco sono un bene per la democrazia!

Adesso aspetto quelle di Monopoli, Tonino Falco e F. Casaburo
di Giuseppe Costantino

Platone nel primo libro della Repubblica, che consiglio di leggere con attenzione, volendo definire la funzione specifica delle cose, individua l’essenza di ciò che cerca nella caratteristica esclusiva della cosa o che meglio ne permetta l’uso. Ad esempio la vista per gli occhi, l’udito per le orecchie, la ragione per l’uomo,ecc.. Io da tempo sto riflettendo su questo ed in particolare sul concetto della democrazia. Tale parola spesso, nella società contemporanea, si manifesta come una formula vuota e mi ricorda più quello che gli antichi bollavano con la locuzione “governo della folla” che come la migliore delle forme di governo. Ciò perché il senso autentico dell’esercizio della democrazia sta scomparendo sotto i colpi dei manipolatori del consenso e per il cattivo uso che si fa del potere conquistato con il consenso del voto popolare. Io non credo che l’essenza della democrazia sia il consenso, né la soddisfazione dei bisogni della gente può essere affidata ad una classe dirigente che fa degli esiti dei sondaggi, della misurazione degli umori degli elettori e dell’organizzazione e manipolazione del consenso la propria preoccupazione fondamentale. Ormai la democrazia moderna sembra più un mercato dove si propagandano posizioni per non perdere il potere, che un luogo di confronto tra idee sostenute da persone sostanzialmente pari per dignità e funzione . Se fosse il grado di gradimento a far definire democratica una società dovremmo concludere che mai nell’epoca contemporanea c’è stata una società più democratica di quella fascista o, peggio, di quella nazista. La verità è che i consensi possono essere indotti, manipolati e quindi utilizzati per fini che con la democrazia non hanno nulla a che vedere. E allora? Quale è la funzione essenziale della nostra repubblica? Sicuramente la possibilità di scegliere grazie al confronto delle diverse posizioni e l’esercizio del controllo dei governanti da parte dell’opinione pubblica. Per questo, di concerto con la redazione di Napolinord, ho formulato le dieci domande dell’articolo passato. Non perché ne sapessi più degli altri o mi divertisse l’esercizio retorico del fare domande di cui già conoscessi le risposte, ma per provocare un confronto su cose di interesse comune. Platone ci insegna che “é più facile porre quesiti che dare soluzioni”ed io ho scelto questa condizione non perché più comoda, ma per rendere un servizio alla democrazia. Il voto del prossimo mese di marzo è troppo importante per la comunità caivanese per lasciarlo nelle mani esclusive degli addetti ai lavori. Guai se per gli elettori caivanesi a marzo, per dirla con Hegel, “tutte le vacche saranno nere” e, fuor di metafora, tutti i candidati sembreranno uguali. Ci sarebbe un ritorno della cosiddetta democrazia governante in nome del popolo che nulla sa e nulla comprende delle cose di cui si discute. Non è compito mio esprimere giudizi sulle cose che i candidati vorranno dire sulle dieci domande poste da me, salvo chiedere opportune precisazioni o approfondimenti quando tutti si saranno espressi. Una cosa però la voglio dire già da adesso, io apprezzo molto l’intervento di Enzo Falco, non perché condivida quello che ha scritto; anzi alcuni punti secondo me vanno precisati ed approfonditi, ma perché ha voluto partecipare ad un momento di vita democratica vera senza nascondersi e senza l’ausilio di concordati commenti compiacenti o favorevoli. Adesso aspetto che anche Monopoli, Tonino Falco e F.Casaburo facciano la stessa cosa per permettere a me e ai caivanesi una scelta meditata e consapevole nelle prossime elezioni di marzo. Colgo anche l’occasione per esprimere il mio consenso alla scelta di Enzo falco di non utilizzare i muri del paese per propagandare una merce che ai caivanesi risulta alquanto sgradita e invece utilizzare il Web per dialogare con la città e promuoverne la crescita civile: insomma il confronto è il sale della democrazia che senza di esso rischia di trasformarsi in un pasto rancido e alquanto indigesto.

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