Aria, acqua, terra e fuoco sono i quattro elementi vitali per la nostra civiltà. Ne hanno parlato moltissimo i filosofi, gli studiosi, gli scienziati, ma noi, tutti i giorni li utilizziamo. Per respirare, per dissetarci, per mangiare, per cucinare…
Peccato che proprio questi quattro fondamentali elementi sono in crisi e con essi noi. Questa estate, per chi è rimasto a Caivano (io sono tra questi, visto che faccio da anni le vacanze a settembre), ha dimostrato drammaticamente questa crisi.
L’aria è stata davvero irrespirabile, visto il combinato disposto della puzza derivante da Eurocompost di Orta di Atella a confine con noi e dal CDR di Caivano (con buona pace di Berlusconi che dice di aver risolto la emergenza rifiuti, a quale prezzo?). L’acqua, bene comun e per eccellenza, che si vuole ancora tentare di privatizzare con le recenti decisioni del governo, ormai non si sa se è potabile o meno e quindi siamo costretti a comprare tonnellate di plstica che si riverbera anche sull’aumento indescrivibile dei rifiuti. La terra (nostra come canta Pino Daniele) non si sa quanto è inquinata e che tipi di frutti ci da. Dobbiamo continuare a mangiare i nostri prodotti e con quali tassi di inquinamento e con quanti prodotti chimici che, in una sorta di circuito vizioso, debbono utilizzare i nostri contadini per ottenere ancora raccolti redditizi? Il fuoco che ormai caratterizza la nostra vita non è solo quello dei fornelli che ci consentono di cucinare il cibo per la nostra alimentazione, ma i mille fuochi (quelli descritti straordinariamente da Roberto Saviano nel suo libro Gomorra e nel film di Del Giudice Biutiful cauntri) che libero nell’aria quantità industriali di diossina. La terra dei fuochi neri che comunicano solo morte.
E noi, supini a subire tutto questo.
Eppure al Comune di Caivano sono arrivati due centraline mobili che potrebbero girare in lungo e in largo per misurare il tasso d’inquinamento della nostra aria.
Ma i dati perché non vengono resi pubblici?
Eppure si stanno effettuando da tempo le analisi dell’acqua della nostra rete idrica.
Ma i dati perché non vengono resi pubblici?
Eppure sarebbe possibile assistere i nostri contadini per una conversione al biologico o anche all’uso della lotta integrata; si potrebbero fare analisi a campione sui prodotti della terra in accordo con l’Agenzia della sicurezza alimentare regionale.
Ma perché non si fa?
Eppure si potrebbe dare impulso al controllo territoriale contro i fuochi di morte con i moderni strumenti tecnologici, tipo il Marsec, o il sistema di telecamere che sono state istallate da tempo. Per un controllo funzionale alla sicurezza dei cittadini (troppe rapine) o agli sversamenti illegali non solo nelle campagne ma in tantissimi cassonetti delle nostre strade.
Ma perché non si fa?
E’ difficile rispondere a queste domande. Ma potrebbe essere anche facile. Vorrei lasciare ai nostri lettori le opportune considerazioni
Peccato che proprio questi quattro fondamentali elementi sono in crisi e con essi noi. Questa estate, per chi è rimasto a Caivano (io sono tra questi, visto che faccio da anni le vacanze a settembre), ha dimostrato drammaticamente questa crisi.
L’aria è stata davvero irrespirabile, visto il combinato disposto della puzza derivante da Eurocompost di Orta di Atella a confine con noi e dal CDR di Caivano (con buona pace di Berlusconi che dice di aver risolto la emergenza rifiuti, a quale prezzo?). L’acqua, bene comun e per eccellenza, che si vuole ancora tentare di privatizzare con le recenti decisioni del governo, ormai non si sa se è potabile o meno e quindi siamo costretti a comprare tonnellate di plstica che si riverbera anche sull’aumento indescrivibile dei rifiuti. La terra (nostra come canta Pino Daniele) non si sa quanto è inquinata e che tipi di frutti ci da. Dobbiamo continuare a mangiare i nostri prodotti e con quali tassi di inquinamento e con quanti prodotti chimici che, in una sorta di circuito vizioso, debbono utilizzare i nostri contadini per ottenere ancora raccolti redditizi? Il fuoco che ormai caratterizza la nostra vita non è solo quello dei fornelli che ci consentono di cucinare il cibo per la nostra alimentazione, ma i mille fuochi (quelli descritti straordinariamente da Roberto Saviano nel suo libro Gomorra e nel film di Del Giudice Biutiful cauntri) che libero nell’aria quantità industriali di diossina. La terra dei fuochi neri che comunicano solo morte.
E noi, supini a subire tutto questo.
Eppure al Comune di Caivano sono arrivati due centraline mobili che potrebbero girare in lungo e in largo per misurare il tasso d’inquinamento della nostra aria.
Ma i dati perché non vengono resi pubblici?
Eppure si stanno effettuando da tempo le analisi dell’acqua della nostra rete idrica.
Ma i dati perché non vengono resi pubblici?
Eppure sarebbe possibile assistere i nostri contadini per una conversione al biologico o anche all’uso della lotta integrata; si potrebbero fare analisi a campione sui prodotti della terra in accordo con l’Agenzia della sicurezza alimentare regionale.
Ma perché non si fa?
Eppure si potrebbe dare impulso al controllo territoriale contro i fuochi di morte con i moderni strumenti tecnologici, tipo il Marsec, o il sistema di telecamere che sono state istallate da tempo. Per un controllo funzionale alla sicurezza dei cittadini (troppe rapine) o agli sversamenti illegali non solo nelle campagne ma in tantissimi cassonetti delle nostre strade.
Ma perché non si fa?
E’ difficile rispondere a queste domande. Ma potrebbe essere anche facile. Vorrei lasciare ai nostri lettori le opportune considerazioni
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